Il secondo vabbè, il terzo vien da se.

Viaggio fuori porta.
Tutto tranne che solito.

Diciamo che ho abitudini diverse. Non sono abituato a svegliarmi alle 6 e mezza per andare a prendere un treno in stazione. E poi io odio i treni.

Non è che li odio. Mi fanno paura ecco.

Ho sempre paura di essere sul treno sbagliato o che non fermi alla mia fermata. E finché non sono sceso ho un’ansia pazzesca. Sta di fatto che il treno per Trieste era perfettamente in orario. Ed era pure bello e comodo.

Una volta giunto a destinazione ho fatto la cosa che mi riesce meglio: fare la cimice (preferisco dirlo in friulano. Noi la chiamiamo “Budiese”).
Nel senso che mi sono divertito a girovagare senza meta tra le migliaia di strade di Trieste. Ovviamente nelle grandi città quello che cerco non è il caos, bensì le zone più nascoste e più caratteristiche. Stessa cosa feci a Venezia poco tempo fa (come potete vedere nelle foto sotto).


Normalmente i miei “viaggi” in regione sono diversi.

Parto in macchina da casa mia, spesso da solo (ovviamente l’ora dipende da cosa voglio vedere), raggiungo o vengo raggiunto da un mio accompagnatore, percorro centinaia di chilometri di strada (adoro guidare, soprattutto in montagna) e, dopo essermi fermato almeno 10 volte lungo la strada, arrivo a destinazione con le mie 2/3 ore di ritardo.

L’ultimo che ho fatto così aveva come destinazione Sauris di sopra. Mi ci sono volute 5 ore in tutto per arrivarci. Il paesaggio che ci circondava era qualcosa di unico ed inimitabile in qualsiasi altro posto e quindi meritava fermarsi e godersi il momento (ovviamente le foto sono sempre qua sotto).
Sta di fatto che qualsiasi sia il posto dove devo andare, le sensazioni che si provano sono sempre diverse ed uniche allo stesso tempo, nonostante non sia la prima volta che frequento il posto.


Ho solo una cosa da dire per concludere questa mia pappardella:

Viaggiate più che potete. Non saranno mai soldi buttati.

p.s. preparatevi che ho un bel viaggetto da raccontarvi nel prossimo articolo.

“Il secondo secondo me”

Quando ero ragazzino (non che adesso sia troppo grande eh), a 13 anni, nel lettore CD portatile ascoltavo anche Caparezza (noto artista Rap italiano).
Tra le sue canzoni c’era un ritornello che mi è rimasto impresso fin’ora:

Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista.

Quindi mi viene sempre da pensare se il passo più difficile da compiere è il primo oppure il secondo.
Beh, io una risposta me la sono data.

Ovviamente il secondo.

Il primo passo può essere un passo falso, una supposizione, un tentennamento, una prova da superare. Ma il secondo no. Se decidi di compiere il secondo passo allora vuol dire che sai quello che stai facendo e quindi devi farlo bene. Ecco il perchè di tutto questo giro di parole.

Il mio motto, lo avrete capito, è:

TANTE IDEE, BEN CONFUSE.

Ecco, è esattamente così che mi piace vedere il mondo. In modo confuso ma allo stesso tempo nitido secondo delle linee guida che punto a creare. Alle fine è un po’ il modo in cui fotografo. Non seguo uno stile fisso. Vario casualmente da ritratti di faccia, di schiena, paesaggi, architetture, animali e qualsiasi cosa, lasciandoci dentro un pizzico di Luche in ogni foto.

Non mi dilungherò oltre. Lo potrete constatare voi stessi con queste foto.

P.S.: ormai il secondo passo è fatto. Ora si cammina forte.

Il PRIMO articolo

Credo che nel gestire un blog, la cosa più difficile sia quello di scrivere il primo articolo.

Non sai mai chi è il tuo target di lettori, come reagiranno alla tua scrittura e al modo di esporre i tuoi pensieri.

Quindi ve lo dico subito: quello che penso lo scrivo.


Magari può essere un bene, magari no. Ma fidatevi di me. Piuttosto che inventare cose, meglio dirne poche ma vere.

La mia presentazione la potete leggere tranquillamente nella pagina “Informazioni”, quindi vi dirò solo che per caso sono un appassionato di fotografia, porto la mia Nikon D7000 accompagnata dal mio obiettivo preferito (“IL” 35mm) quasi ovunque. Quasi solo perchè non ho trovato un modo per renderla impermeabile, altrimenti la porterei anche sott’acqua.

Comunque vi avviso che parlerò pochissimo (a meno che non mi dilunghi in flussi di coscienza infiniti).
Mi piace scrivere si, ma preferisco molto di più scattare foto.
In una foto si raccolgono tantissimi significati, che a scriverli ci si impiegherebbero delle ore. Invece con una foto no. Risulta completa e immediata.
Quindi eccovi accontentati con qualche istantanea che ritengo rappresentino il mio ultimo periodo fotografico.