Luche e ancora Luche

Vi confesso che fino a pochi mesi fa odiavo parlare di me, odiavo farmi fotografare o stare davanti ad una videocamera.

Invece ad oggi ho alle spalle:

  1. Un’articolo sul Messaggero Veneto
  2. Una VIDEOintervista sempre per il messaggero veneto
  3. Un’intervista per una tesi di laurea
  4. Un’intervista presso Telefriuli
  5. Un blog dove parlo di me
  6. Un video girato da un mio amico dove si parla di me

Ormai Luche è un po’ dappertutto si sa. Ma Luca invece rimane sempre lo stesso (come diceva anche la canzone di Luca Carboni).

E ci tengo a spiegare il perché.

Sono un ragazzo cresciuto dai campi. Le città mi stanno spesso strette. Mi piace visitarle, ma non mi sento a mio agio tra tutta quella gente. Ho bisogno degli spazi che mi sono trovato nel mio percorso umano, più che fotografico.

Tutti (anzi, tanti) conoscono la mia passione per la fotografia. È la cosa che sono riuscito più ad esternare negli ultimi anni. Però pochi sanno di quanto la mia vita in generale sia influenzato da un’altra cosa ben più massiccia. LA MUSICA.

I miei genitori mi ha hanno sempre dato una buona istruzione a livello musicale, partendo da Battisti, De Andre, Gaber, per poi passare a tanti altri artisti italiani come Mina e grandi eccellenze degli anni che furono.

Poi arrivano le influenze esterne, gli amici, i nemici, le mode e i successi.

Ci sono delle cose a cui si può rinunciare ed altre a cui non puoi fare a meno. Nella mia giornata tipo, ascolto più musica che persone.

La musica è un collante per i pensieri. Non per altro quando scrivo, quando vedo le mie foto, quando mi lavo, quando viaggio, quando corro ascolto musica.

Non importa il tipo. Qualsiasi genere. Dal cantautorato italiano, un po’ di reggae, hip hop, indie, rock e chi più ne ha ne metta. Poi ci sono quelle canzoni tristissime che ti stringono il cuore e le budella fino a farti sentire in colpa per delle cose che nemmeno hai fatto. Io mi chiedo perché. Fortuna che c’è il buon Spotify che randomizza musica in modo da farti vivere esperienze emozionali diverse nell’arco di mezzora, ascoltando poi il bellissimo stacco pubblicitario che ormai ho imparato a memoria (sono povero e non sono passato ancora a premium nonostante mi diano i 3 mesi gratis).

Il ricordo più bello che ho della musica è di quando ero piccolo, giravo per la mia vecchia casa urlando ed entravo in bagno per fare la doccia e mio padre accendeva sempre la radio e cantavo tanto che mai! Questa cosa la continuo a fare ancora adesso a più di 10 anni di distanza.

Ho cantato in un coro parrocchiale per quasi 16 anni (facile contarli visto che ho iniziato nel 2000). Poi, con il tempo, oltre a quelle canzoni ho iniziato a cantare un po’ per me stesso.

Voi direte:”cavolo ma sei bravo, devi aver studiato parecchio!”

La verità? Uno spartito non lo so leggere nemmeno. La musica la sento con le orecchie e probabilmente con qualcos’altro e la butto fuori con la bocca. Non so suonare strumenti. Non mi è mai piaciuto studiare troppo. Ne a scuola, ne nelle foto e nemmeno nella musica. Però mi piace molto fare le cose a tatto. Magari non precise, ma alla mia maniera.

Anche scrivere. Ho fatto 6 anni di superiori (si, ho perso, o forse guadagnato, un anno) e sono stato rimandato in ITALIANO (capite il disagio) per 4 anni, un anno sono stato bocciato e l’ultimo anno no. l’ultimo anno mi sono preso bene e ho fatto pure qualcosa di buono, per poi tornare a perdere tutto e riprendere in mano la scrittura solo aprendo questo blog, o qualche mese prima dai.

Tutto questo perché ve lo dico?

Boh. Mi piace raccontarmi. Non solo con le fotografie. Luche non è solo fotografia. Luche è una bomba di tante cose che non si sa come fa a non esplodere. Ma finché la bomba non scoppia continuo a fare tutto quello che posso, chi me lo vieta?

Mandi e ci risentiamo alla foto del mese.

Luche

 

P.S. un grazie a Erica che mi ha permesso di scattarle la foto sopra.

“Cosa c’è che non va?” –

16/02/2017.

Arriva un momento in cui ti senti inadatto.

tutto bello, tutto interessante, tutto troppo tutto.

fai una cosa che ti piace e hai paura di perdere anche il piacere.

ci leghiamo, anzi, mi lego a cose futili. un cazzo di like, un commento, un repost.

ma un grande e grandissimo VAFFANCULO a tutto.

potrebbe apparire una cosa stupida detta da uno che sembra che viva sui social.

ed è appunto qui che nasce il tutto.

qual è la verità?

“la realtà è una merda” dice il buon Brunori Sas.

e aggiunge anche che “non finisce qua”.

queste parole mi stanno davvero alimentando la vita.

ultimamente ho solo una gran voglia di evadere.

da tutto.

dal lavoro, dalle foto, dalle persone.

“tutto quello che mi serve adesso è ritrovarmi con me stesso”

continuano ad essere le parole di Brunori.

più le ascolto più voglio cambiare.

ma non lo faccio.

è normale no?

si consiglia sempre a tutti i nostri amici su quali sono le scelte migliori da compiere.

mai una volta ascoltiamo le nostre voci.

anzi, mai le ascolto.

ecco, anche sta cosa di parlare in plurale.

un nervoso dietro l’altro.

quando si parla in plurale non si parla di un soggetto.

comunque si, abbiamo sempre qualche bella parola per tutti i nostri amici.

“sai, dovresti cambiare vita, vai all’estero, li troverai giuro qualcosa di buono”.

e intanto rimani qua a spaccarti i coglioni con la tua vita di merda a fare le stesse cos dall’82.

parlo agli altri parlando a me stesso.

e quando me ne accorgo entro nel buio.

e poi scrivo cazzate.

le cazzate servono.

la musica indie serve.

la leggerezza serve.

vivo ogni cosa in maniera pesante.

“la foto deve avere dei prerequisiti per avere successo”.

“devi scrivere in questo modo per essere letto”.

“devi cantare bene per essere ascoltato”.

a me piace fotografare a cazzo, scrivere stronzate e cantare a squarciagola in macchina e nella doccia.

Vivo in un mondo di paletti.

“non puoi fare questo quando fai quello”

“non puoi fare quello se fai quell’altro”

“non puoi…”

“non ce la farai mai”

che alla fine, cosa vuol dire riuscire in qualcosa?

vuol dire fare quello in cui si crede.

ma credo in quello che voglio fare?

non lo so.

Ogni tanto le persone mi vedono con lo sguardo assente.

è vero. vago spesso con la mente.

e tutti mi chiedono a cosa stia pensando.

beh, sinceramente, svuoto la mente, ho già troppe cose a cui pensare continuamente.

almeno quando posso, non penso.

Gli altri chi?

Cosa vuol dire saper fare belle foto o essere un fotografo?

(vi avviso che in questo post ci saranno poche foto. Quindi è adatto a chi vuole leggere o interessarsi dei miei pensieri)

Non chiedetelo a me. Io non mi ritengo un fotografo. Il fatto di fare belle foto poi chi lo decide? Io? Gli altri?

Ma gli altri chi sono?

(vi metto questo link per farvi pensare un momento prima di leggere, il mondo “reale”, paragonatelo a instagram )

È da qualche anno che mi diverto a scattare foto. Ho passato più di un’anno a fotografare i miei campi dietro casa per imparare, poi ho conosciuto Instagram e con il tempo un po’ di cose sono cambiate. Sinceramente adesso, rispetto a quando ho iniziato a pubblicare le mie foto su questo social dedicato a questo genere di materiale, le cose sono assai cambiate.

Ci sono MILIONI di utenti. Di preciso il numero non lo so, e piuttosto che sparare numeri a caso tirati fuori da siti internet a caso, ammetto la mia ignoranza a caso (giusto per aggiungere qualche ripetizione). La cosa di cui mi preme parlare è appunto:” chi sono questi utenti”?

Fotografi? Amanti della fotografia? Nonna Concetta con un tablet al matrimonio di Giulio e Federica? Franceschino di 4 anni con uno smartphone tra le mani? Oppure Max che pubblica le foto delle sue serate in discoteca? O anche Margherita che pubblica i suoi selfie in bagno? O addirittura qualche grande azienda che spinge il suo ultimo prodotto?

Alle fine, in qualsiasi social stiamo navigando, ci troveremo “attorno” tutti questi personaggi. Ci tengo a precisare l’uso della parola “attorno” e non “di fronte”.

Siamo (si, ci sono dentro anche io in tutto questo) una marmaglia di utenti che pubblicano foto, video o qualsiasi altro tipo di contenuto.

“Ma la questione è, Perché?”

Mannarino – Vivere la vita

I motivi possono essere tantissimi. Il principale è:”mettere in mostra”.
Tutti siamo giudici di noi stessi e allo stesso tempo giudici delle persone che ci circondano. Basta un “mi piace” oppure un “segui” per fare di un’utente un “BIG”. Figura mitologica superaprezzata da migliaia di Soggetti.

Ho visto fotografi professionisti che scattano foto a mio parere orribili e perfetti sconosciuti che vedono le cose con degli occhi che nessuno ha. Ma chi lo decide quale dei due è “un bravo fotografo”?

Poi invece ogni tanto si trovano delle persone. Perché bisogna ammetterlo. Nelle cose non esiste solo il male. Ci si trova sempre il male e il bene. La mia esperienza personale mi ha fatto conoscere decine e decine di persone vere, con dei dubbi, delle passioni, dei consigli, delle emozioni che non si trasmettono solo tramite una foto, un mi piace o un commento (molte volte copiato e incollato da una foto all’altra).

Lo ammetto. Anche io sono un assiduo utilizzatore di questo social. Inizialmente lo ho usato come fanno i ragazzini, pubblicando quello che mi piaceva e scrivendo cose insensate. Adesso faccio lo stesso, ma le cose che mi piacciono sono cambiate e le cose stupide che scrivo sono aumentate. Lo faccio per un motivo. Ho 23 anni, non posso usare instagram per fare documentari della National Georgaphic (anche se a dirla tutta non mi dispiacerebbe). Mi piace mantenere questo stile “giovanile” raccontando le cose dal mio punto di vista.

Ma questo sono io. I social non sono fatti da tanti Luche. Ognuno ha il suo punto di vista. Può piacere o meno. Non siamo costretti da nessuno a seguire persone che non ci piacciono. Ci vuole solo coerenza nel proprio modo di fare. Ma anche questo sarebbe il mio modo di fare. Instagram non siamo noi. Il nostro profilo tenta di rappresentarci agli altri tramite delle foto.

Siamo talmente oberati di foto (false o vere che siano) che vediamo tutto tramite uno schermo. La foto da 30.000 likes scattata dalle scalette del lago di Braies (per fare un’esempio) è ormai un must. Siamo talmente influenzati dalle immagini che creano in noi dei canoni che ci spingono a scegliere cosa è bello o meno anche se essi vanno contro i nostri principi.

Io ve lo dico. Ho preso spunto da un sacco di profili Instagram. Ho studiato (da lontano) i diversi modi di fare delle persone che mi attraevano, cercando di rafforzare ilio stile fotografico e migliorandolo con il tempo. Ma ripeto, questo è il mio modo di fare.

Concludendo questo infinito papiro ci tengo a dire solo una cosa. Siamo in tanti, tutti con idee diverse, pensieri diversi. La bellezza sta nella diversità. Il modo di vedere le cose.

Vi svelo una cosa. Non so come concludere questo immenso papiro. Se vi va potete passare a dare un’occhio al mio modo di vedere le cose su luche_dal_nord . Racconto dei miei viaggi in Friuli e non. E per essere sincero del tutto, a volte non mi piacciono le mie foto. Ma questo dipende dallo stato emotivo e da tanti altri fattori, ma questa è un’altra storia.

Mandi,

Luche.